Breve storia di settant’anni di gagliardetti della Fiorentina
Il labaro della Fiorentina è certamente il simbolo per eccellenza di una delle più gloriose squadre italiane. Questo concetto viene anche ripreso nelle parole della Canzone Viola, l’inno della squadra che in una delle sue strofe così cita “…per essere di Firenze o vanto o gloria sul tuo vessillo scrivi forza e cuore e nostra sarà sempre la vittoria!…”. Non ci sono dubbi quindi. Nei gagliardetti della Fiorentina è espressa tutta la grande passione e l’attaccamento di una città che segue con vivissimo interesse la sua squadra. Ma aggiungerei anche che nel giglio rosso e nel viola trapelano anche la storia di una delle perle d’Italia, la splendida Firenze. Ma procediamo con ordine e ricordiamo, brevemente, il significato dei simboli e dei colori posti nei gagliardetti della Fiorentina, prima di presentarne una panoramica dagli anni cinquanta ai giorni nostri.
IL GIGLIO ROSSO
La leggenda narra che i Romani attribuirono il nome Florentia quale sinonimo di rinascita, commutandolo con l’arrivo della primavera, intendendo con ciò rendere anche onore alla Dea Flora. Inoltre, con ogni probabilità, a quei tempi, come oggi, la primavera si caratterizzava per l’intenso profumo dei fiori e l’acceso colore dell’iris che cresce rigoglioso nelle colline di Firenze e nella valle dell’Arno. Nel Medioevo il giglio fu eletto dai fiorentini a simbolo per indicare purezza, accostandolo al culto della Vergine Maria. Il primo giglio rappresentativo della città, in uso nel XI secolo ed utilizzato dai fiorentini nella prima Crociata, presentava, tuttavia, una significativa differenza cromatica rispetto all’attuale. Esso riportava, in effetti, un giglio bianco, verosimilmente a rafforzarne il significato di purezza, su fondo rosso. Fu nel 1266 per volontà dei Guelfi, al fine di indicare la vittoria sugli acerrimi nemici Ghibellini, che il giglio diventò rosso. Persino il “sommo” Dante ricordò in un canto del Paradiso della sua Divina Commedia il colore “vermiglio” assunto dal giglio. Tale simbolo, in quel periodo, si estese anche a vari comuni sotto l’influenza di Firenze con una significativa variante: il giglio doveva essere raffigurato privo degli stami che erano elemento esclusivo dello stemma di Firenze.
IL COLORE VIOLA
Oltre al naturale ricorso all’abbinamento con la colorazione dell’iris, esistono precise ragione per la scelta di questa tonalità da parte della Fiorentina. In verità nel 1926, l’allora Associazione Fiorentina del Calcio, utilizzava il bianco ed il rosso mutuati dallo stemma cittadino e dai colori dei due club antesignani (il Club Sportivo Firenze e la Palestra Ginnastica Fiorentina Libertas), congiuntamente ad un giglio rosso apposto sulle casacche.
Il passaggio al viola, a partire dal 1929, fu per una precisa volontà dell’allora Presidente Marchese Luigi Ridolfi Vay da Verrazzano. Certamente non fu la sorte associata all’aneddoto dell’errato lavaggio e del conseguente viraggio dei colori il motivo dell’adozione del viola. Una tesi indirizzerebbe la scelta del Marchese all’amichevole che la Fiorentina disputò in quel periodo contro gli ungheresi dell’Ujpest Dosza. La formazione magiara utilizza, nella circostanza, una maglia viola ed il Presidente viola rimase talmente affascinato dalla tonalità delle casacche del club ungherese tanto da adottarla per la sua squadra.
I GAGLIARDETTI
Nei labari è rappresentata l’evoluzione dello stemma della Fiorentina ed anche le sue alterne vicende societarie; esemplificativa quella espressa nel gagliardetto della Florentia Viola con simboli e denominazione assunti ex novo dopo la dissoluzione del club.
GLI ANNI CINQUANTA E SESSANTA
I gagliardetti di questo ventennio erano di rara bellezza e prodotti da un’industria fiorentina fornitrice anche delle maglie. Nella stagione 1956 – 1957 riportavano in alto a sinistra lo scudetto a ricordare il titolo di Campione d’Italia aggiudicato nella stagione precedente ed il giglio, in basso a destra, nella versione in uso sin dall’inizio degli anni cinquanta. Nel retro tale gagliardetto era presente una fascia tricolore.
Nella stagione seguente si passa dal formato pentagonale all’inusuale formato, per un gagliardetto calcistico, con due punte inferiori. Il giglio e l’iscrizione della stagione rimangono e vengono posti, rispettivamente, in capo al labaro nonché ai lati inferiori. Avendo perso il titolo di Campione d’Italia, lo scudetto tricolore non viene più riportato sul gagliardetto.
Alla fine degli anni cinquanta e nei primi anni sessanta i labari viola cambiano nel formato. Si passa, infatti al formato triangolare con il consueto stemma. Scompare l’indicazione della stagione sportiva.
Negli anni sessanta sui gagliardetti compare un giglio molto simile a quello dell’araldica comunale. Viene anche variata la forma con il rombo che presenta le estremità allungate.
GLI ANNI SETTANTA E OTTANTA
Gli anni settanta confermano la tipologia di stemma in uso nelle precedenti annate. I gagliardetti cambiano, tuttavia, in qualità. Alle versioni finemente ricamate a mano si alternano quelle stampate realizzate in varie versione tra cui quella riportante i simboli delle vittorie ottenute a livello nazionale.
Si arriva così al 1981. Negli anni precedenti diverse squadre cambiarono la grafica del loro simbolo, spinti anche dall’esigenza di valorizzarlo ai fini del merchandising. Roma, Bari, Palermo si affidarono all’estro del Maestro Gratton mentre per la Fiorentina la famiglia Pontello, proprietaria della Società, decise per una rivisitazione del giglio che suscitò non poche critiche. Si passò, infatti ad un cerchio in bianco con apposto uno stemma stilizzato rosso che univa le sembianze di un giglio ad una lettera F. Tale simbolo venne anche utilizzato sulle maglie.
GLI ANNI 90 E 2000
Dai Pontello si passa all’era Cecchi Gori che vede il ritorno ad uno stemma più consono a quello della tradizione. Prende quindi posto nei labari uno stemma su rombo bianco e viola con il giglio rosso e le lettere A, C ed F – acronimo della denominazione societaria – ai suoi piedi. Di tali gagliardetti, che utilizzano a differenza del passato il bianco come principale, vengono realizzate versioni personalizzate con i dettagli degli incontri.
La ripartenza dopo l’onta del fallimento nel 2002 passa attraverso il simbolo della città. Difatti l’amministrazione comunale concede a titolo gratuito l’utilizzo dell’insegna civica che compare pertanto nei labari insieme alla denominazione che abbina l’antico nome di Firenze (Florentia) al colore viola.
DECENNIO 2010
In questo decennio è confermata la colorazione viola principale in realtà già utilizzata nel periodo successivo a quello della Florentia Viola. In occasione delle partite di campionato viene inserito, in capo al gagliardetto, il logo della competizione e lo stesso vale in occasione delle competizioni continentali. In aggiunta, a differenza dei precedenti, nel 2015 viene scelto un viola scuro quale sfondo dei gagliardetti.
In dieci labari abbiamo passato in rassegna l’evoluzione di stemmi e colori di uno dei simboli viola. Il 10 numero dei grandi campioni, quello di coloro che hanno fatto la storia del calcio. Lo stesso numero indossato per anni dalla leggenda viola Giancarlo Antognoni, epico simbolo di un calcio fatto anche di figure come la sua purtroppo sempre meno presenti nel panorama calcistico nazionale.