1928, 10 ottobre. Una data apparentemente lontana dalla storia del Bari o per meglio dire La Bari nell’accezione che abbraccia non solo la squadra ma anche i colori e la passione travolgente dei tifosi e della città intera. Quel giorno un estroso e pungente giornalista (all’anagrafe Carlo Bergoglio ma meglio noto con l’appellativo artistico Carlin) riempie la prima pagina del “Guerin Sportivo” con quelle che lui chiama “animalie”, campionario dell’immaginario in cui ogni squadra viene associata ad un’allegoria di un animale o di una maschera. L’antefatto era stato però nel mese precedente quando partì, sempre ad opera del Guerin, una sorta di consultazione popolare attraverso la quale i cronisti locali avrebbero dovuto scegliere un animale da abbinare alla propria squadra. A Bari la “sfida” fu raccolta da due cronisti di altrettante testate giornalistiche che proposero un pettirosso ed un galletto. Il simbolo che riscosse il maggior consenso fu un combattivo galletto che il Maestro Bergoglio impersonò fiero e tronfio con il suo petto all’infuori e così combattivo da apparire spennacchiato per le frequenti lotte sostenute. Nasce così l’iconico stemma del Bari che percorrerà anni della storia della squadra, passando attraverso vittorie e sconfitte conoscendo l’onta del fallimento, ma sempre presente e pronto a nuove, ideali, battaglie.
Il galletto, tuttavia, non prese subito piede nei gagliardetti baresi. Nel 1946, probabilmente l’esempio più significativo di un labaro con il gallo. Infatti in occasione della partita Bari – Inter viene realizzato un sontuoso gagliardetto con un ricamo a mano dell’animale e dei dettagli dell’incontro. Una partita particolare di una stagione particolare. L’Italia usciva difatti dalla tragedia della Seconda Guerra Mondiale che aveva disseminato lutti e sconvolto le nostre città riducendole a cumuli di macerie. Per questo motivo la Federazione decise di organizzare il torneo della stagione 1945 – 1946 articolandolo in due raggruppamenti. Il primo era quello di Serie A Alta Italia mentre il secondo la Serie mista A-B Centro Sud, girone in cui era presente il Bari. In quest’ultimo torneo il Bari, che dal 1 gennaio 1945 si era ricostituito assumendo la denominazione A.S. Bari, gioca bene e vince tanto da accedere al girone finale per la conquista del titolo di Campione d’Italia. Alla terza giornata di un torneo costituito da otto squadre, i biancorossi sfidano l’Inter in casa e vengono battuti per 2-1. Quel giorno il capitano barese consegna a quello dell’Inter uno, a mio parere, tra i più bei gagliardetti delle squadre di club nazionali. Il Bari si piazzerà poi in ultima posizione ed il “Grande Torino” divenne Campione d’Italia.
Negli anni successivi dai labari baresi sparirà il galletto. Per circa un ventennio, fino alla fine degli anni sessanta, i gagliardetti sono privi di stemma e cosa più curiosa riportano la denominazione F.C. Bari quella che il club assunse alla sua nascita nel 1908. Nel dettaglio, alla fine degli anni cinquanta i gagliardetti recavano la scritta Bari F.C. ed avevano l’indicazione della stagione sportiva insieme alla colorazione in bianco e rosso, colori tratti dalle insegne comunali.
Nei primi anni sessanta le fattezze sono pressoché analoghe. Esemplificativo il gagliardetto consegnato al capitano del Lucerna prima di un’amichevole precampionato disputata il giorno di Ferragosto del 1963. In questo gagliardetto l’acronimo societario passa da F.C. a F.B.C., mentre rimane la classica ripartizione biancorossa.
Il ritorno alla denominazione A.S. nei gagliardetti risale alla fine degli anni sessanta. In quel periodo venne anche aggiunta l’annata come avvenne nel corso del 1968.
Si arriva alla stagione 1974 – 1975 con il Bari nel frattempo retrocesso in serie C. In questa stagione ritorna il galletto che rimarrà in pianta stabile anche negli anni seguenti. In quella stagione il Bari si piazza al secondo posto alle spalle del Catania che sarà promosso in serie B.
Nel 1979, sotto la presidenza di Antonio Matarrese e con la geniale creatività di un grande designer come Piero Gratton, il Bari si “appropria” del logo forse più noto. Un galletto stilizzato caratteristico con la sua cresta che accompagnerà la squadra fino ai nostri giorni.
Nel 2014 la squadra fallisce e la vecchia società diventa Football Club Bari e si dota di una nuova e creativa insegna che condensava in se molti significati. Il primo, mistico, correlato alla semicirconferenza dorata superiore a rappresentare l’aureola di San Nicola protettore di Bari. Il secondo, con il bianco e il rosso, colori della città collocati su un ulteriore semicirconferenza in basso. In mezzo il nuovo logo che del galletto mantiene solo la cresta collocata in direzione opposta rispetto a quella dei gagliardetti con lo stemma di Gratton a significare la metafora del cambio di rotta dopo il fallimento. Infine, il vero e proprio simbolo costituito da undici linee parallele a dare un senso di azione e moto all’intero logo, abbinate alla nuova denominazione societaria FC Bari 1908.
Nel 2018 con l’acquisizione della società da parte di De Laurentis altro cambio e nuova versione del gallo stilizzato, versione attualmente riportata nei gagliardetti baresi.
Insomma fedeltà giurata al galletto, un emblema popolare scelto dai baresi e che ancora oggi è il simbolo di una fede sportiva quasi uguale a quella sacra verso San Nicola di cui oggi ( 6 Dicembre ) Bari celebra la ricorrenza.
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