Calcio e business. E’ questa la linea guida su cui si basa l’idea, nel 1970, di due fratelli turchi naturalizzati statunitensi proprietari di una casa discografica nell’orbita del colosso Warner.
E con la forza delle ingenti somme messe a disposizione, il Cosmos intendeva porsi come vero unico riferimento del calcio nordamericano all’epoca alla ricerca di affermazione planetaria.
Per far ciò la società arrivò, qualche anno dopo – dopo aver vinto il primo titolo nel 1972 – a dare avvio ad acquisiti di stelle (in decadenza) del calcio mondiale tra cui Pelè nel 1975. A “O Rei” seguì poi un altro eroe della Selecao come Carlos Alberto, Long John Chinaglia (il più prolifico cannoniere nella storia del Cosmos) e Beckenbauer.
Una squadra che, tra le altre cose, contribuì a dare significato ad un calcio cosmopolita ovvero che riconosce, a causa dei tanti calciatori acquistati, come Patria il mondo intero.
E vi è da pensare che nello scegliere il nome per il club Clive Toye, primo direttore generale della squadra, abbia proprio pensato a questo riferendosi all’accezione Cosmopolitans contratto poi in Cosmos.
Anche la scelta dei colori non fu casuale e venne basata sulla precisa strategia di assoldare nelle file del Cosmos il più grande calciatore al mondo dell’epoca, Pelè.
Da qui la scelta del verde oro colori presenti nelle insegne brasialiane ed anche richiamata nella parte superiore del gagliardetto in uso negli anni Ottanta.
Un bell’esemplare realizzato con standard abbastanza inusuali rispetto a quelli utilizzati da altre squadre statunitensi in quel periodo.
Ricamato con lo stemma del club al centro e l’indicazione delle annate dei trionfi nella North American Soccer League – NASL, il gagliardetto veniva “aggiornato” ad ogni vittoria conseguita nel campionato statunitense. Questo esemplare è stato sicuramente in uso tra il 1980 (anno del quarto titolo) ed il 1982 quando il Cosmos si aggiudicò il suo ultimo titolo nazionale.
Nel 1980 nella squadra militava Giorgio Chinaglia che arrivò, nella regular season, a segnare trentadue reti in altrettante partite per poi esplodere ancora nei play off in cui segnò altri sedici tra cui ben sette al malcapitato Tulsa Roughnecks nella gara di andata dei quarti di finale.
In quella squadra non c’era più Pelè che aveva terminato la sua carriera nel 1977, ma al suo posto, a fianco a Chinaglia, c’erano giocatori come il “kaiser” Franz Beckenbauer, Carlos Alberto, Johan Neeskens.