Dopo la Prima guerra mondiale gli azzurri riprendono le attività nella partita disputata il 18 maggio 1920 giocata contro la Svizzera. Non c’è traccia di gagliardetti poiché le contendenti preferirono scambiarsi tra loro un omaggio floreale senza escludere, tuttavia, che lo scambio dei gagliardetti tra i rispettivi capi delegazioni possa essere avvenuto nell’ambito di cene conviviali organizzate usualmente la sera precedente dell’incontro.
Nella partita successiva però il gagliardetto azzurro ritorna protagonista negli scambi. In una delle foto dei saluti a centrocampo, mentre il capitano azzurro De Vecchi riceve fiori dal rappresentante della delegazione svizzera si scorge alla sinistra di De Vecchi (marcato dal tratto azzurro, una persona che sembra portare un gagliardetto. È singolare il fatto che il dono alla squadra avversaria (fiori ovvero il gagliardetto) non era portato all’ingresso in campo dal capitano bensì da un dirigente della comitiva azzurra.
Il 1921 viene inaugurato dall’ennesima partita contro la Francia, un avversario ricorrente per gli azzurri. Si giocò a Marsiglia e l’Italia vinse per 2-1 avviando un’annata prodiga di successi che gli consentirono di incrementare, a livello continentale, la consapevolezza di una squadra oramai ai vertici. Prima dell’inizio della gara gli azzurri si schierano per la foto di rito che, oltre agli undici, vede anche un giovane Vittorio Pozzo nonché l’Ing. Mauro all’epoca commissario della FIGC. Al suo fianco Francesco Calì, il primo capitano degli azzurri nella partita con la Francia nel 1910, che sorregge il labaro realizzato per quell’incontro. Dai reperti fotografici rinvenuti è, verosimile, che in questa la partita, per la prima volta, l’Italia utilizzò un labaro.
Passò solo pochi giorni dalla sfida con la Francia alla partita giocata con la Svizzera il 6 marzo 1921. La foto che immortala gli azzurri mostra ancora una volta presenti tra loro i dirigenti della FIGC. Ancora una volta l’ex Capitano Calì sostiene il labaro tricolore dalle forme bizzarre ed al suo fianco il nuovo Presidente della FIGC, l’Avv. Bozino, che aveva avvicendato Mauro alla guida dei vertici del calcio nazionale.
Il 1922 si apre con la sfida contro l’Austria giocata a Milano il 15 gennaio. Questa partita segna anche il “tramonto” per i labari, avvicendati da un’insegna dalle sembianze tipiche di un gagliardetto ancorché provvisto di una sagoma rettangolare con parte centrale a punta similare alla foggia del labaro utilizzato nel corso dell’anno precedente.
Il definitivo passaggio al gagliardetto si ha qualche settimana dopo l’incontro giocato contro l’Austria, esattamente nella sfida giocata contro il Belgio il 21 maggio del 1922. Un fermo immagine della partita immortala l’attimo della consegna del gagliardetto dell’Italia ritratto sulla fronte. Uno stupendo esemplare, di formato pentagonale, azzurro con fascia trasversale a segnare il confine di due zone ed in particolare quella superiore che riporta lo stemma Savoia sormontato da corona e, nella parte bassa, l’area in cui sono presenti le iscrizioni riguardanti l’incontro. Senza dubbio questo è l’archetipo di gagliardetto che fu utilizzato, con piccole modifiche nella forma, anche negli anni a seguire.
Le foto dell’articolo sono tratte da “Storia illustrata della Nazionale di calcio” edita nel 1952 dal settimanale “Il Calcio illustrato”.
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