I neo campioni del Mondo, sin dalla loro prima apparizione alla massima competizione calcistica mondiale, hanno consegnato al capitano avversario il loro gagliardetto costantemente caratterizzato dai colori della maglia argentina con il bianco e celeste tonalità da cui deriva l’appellativo per eccellenza della nazionale argentina, “Albiceleste”.
Tali colori derivano da una tradizione strettamente connessa con la lotta per l’indipendenza argentina e la loro adozione nel 1812.
Fu un patriota argentino, di origini italiane, il Generale Manuel Belgrano che dopo essersi stanziato nei pressi dell’abitato di Rosario decise di far indossare alle truppe, dapprima una coccarda bianco celeste, per poi adottare questi due colori nel vessillo che pochi giorni dopo venne issato in occasione di una cerimonia militare.
Biancoceleste era il gagliardetto che l’Argentina utilizzò ai mondiali del 1958 disputati in Svezia, competizione chiusa in maniera tutt’altro che brillante per i sudamericani. Su tale gagliardetto, dal formato senz’altro desueto ma non per questo di un’estetica apprezzabile, sfoggiava il ricamo riguardante la competizione. Il retro del gagliardetto era formato da un prezioso tessuto giallo.
Già proprio il giallo il colore protagonista di un evento davvero bizzarro in occasione della partita Germania – Argentina. In quella circostanza, infatti, il fato – tramutatosi in un sorteggio per la casacca da utilizzare – impose all’Argentina di impiegare una divisa diversa da quella principale.
Purtroppo la comitiva argentina era del tutto impreparata al cambio di maglia e per ovviare all’inconveniente corse in riparo il Malmoe, società sportiva locale, che concesse all’albiceleste una muta gialla, proprio come il colore del retro del gagliardetto ma, soprattutto, della stessa tonalità del cosiddetto “Sole de Mayo” simbolo che spicca al centro della bandiera argentina.