Il tormentone dei mondiali del ’90 “Notti magiche” insieme al leit motiv della canzone “Seven Nation Army”, sono le martellanti melodie che suggellano le vittorie degli azzurri approdati alla cosiddetta “final four”.
Sull’onda di queste note di felicità, martedì sarà la gloria o, speriamo di no, una cocente delusione? Sarà il trionfo di una squadra e dell’intero Paese per addolcire, se possibile, il disastroso periodo da cui stiamo uscendo?
Basterà aspettare il momento in cui sul “sacro” manto di Wembley, sovrastato da un maestoso arco, Italia e Spagna si sfideranno.
E’ la quinta volta, nelle ultime quattro edizioni degli Europei, che incrociamo le “furie rosse”. Nel 2008, ai quarti, gli azzurri uscirono a causa dei “maledetti” rigori. Nel 2012, invece, un doppio confronto. Dapprima nella fase a gironi con un pareggio indolore ottenuto con le reti realizzate da Totò Di Natale e Cesc Fabregas. Poi in finale, con esito disastroso, l’Italia cadde sotto le bordate iberiche che ci sommersero con un eloquente 4-0. La differenza in campo fu così notevole che ad un certo punto Iker Casillas, capitano della Spagna, invitò i suoi compagni a non infierire più contro gli azzurri oramai inermi e storditi dal pesantissimo passivo.
Riuscimmo ad alzare la testa nel 2016 quando la nazionale, alla guida di Conte, riuscì ad estromettere la Spagna agli ottavi battendola per 2-0. Ora chissà se gli azzurri riusciranno a dare un’altra amarezza agli spagnoli. Nel frattempo, in attesa di questa semifinale, godiamoci due gagliardetti entrambe risalenti al 1990. Quello dell’Italia, di una partita “romana” delle “notti magiche” di trentun anni fa, quando battemmo l’Uruguay proseguendo la nostra marcia poi interrotta dall’Argentina in semifinale. Quello della Spagna, relativo ad un’amichevole contro il Brasile disputata nell’autunno del 1990. Un pezzo artistico quest’ultimo con uno stemma della federazione iberica molto più piacevole rispetto all’asettico monogramma che in maniera quasi anonima campeggia attualmente sui gagliardetti della Spagna.
Direi che nell’ideale partita che pone a confronto i gagliardetti attuali l’Italia vince alla grande. Che si vinca, allora, anche sul campo!